Ma l'amor mio non muore


Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?
(Cicerone, Catilinaria, 1)

(Audio)

 

Circondati da un mondo in rovina, che cerca soltanto di rimanere a galla, ciechi al passato e sordi al futuro, camminano erranti nei deserti d'asfalto, in cerca di uno spiraglio di verità: sono i giovani del nostro tempo, senza più arte né parte, che s'illudono di costruirsi un domani sulle rovine di un incerto passato - di un passato che non passa mai – cui ogni tanto qualcuno vorrebbe far credere di essere sorto come nuovo messia (oggi abbiamo il rottamatore di turno, ad esempio), confermando così l'antico adagio, reso famoso da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, bisogna che tutto cambi affinché nulla cambi (Il Gattopardo, 1958).

Questo perlomeno in Italia: ma in tutto il resto del mondo, mi sembra, la situazione non è migliore. Ovunque s'innalza ogni giorno, incalzante, un grido di rabbia e di odio contro un mondo malato, avariato e fallito, in cui menzogna, corruzione e morte danzano ipocritamente su tutta la terra, recitando imbelli la commedia infinita di un'occulta - e perciò ancor più astuta - dominazione globale, possibile solo, però, col consenso delle coscienze, anch'esse dunque colpevoli e complici.

I ribellisti di ieri sono i padroni di oggi, e gli eredi à la page del '68 elegante (servi sciocchi e gaudenti del capitalismo assoluto) siedono ormai allineati ai tavoli di comando del potere mediatico, mentre gli emarginati veri e gli antagonisti puri di ogni tempo e latitudine restano per sempre ai bordi della società, con l'unica alternativa di integrarsi o disintegrarsi: tanto, alla fine, il risultato non cambia.

E tutto sembra progredire così verso il meglio, glorificando nei fatti, oltre che nelle menti e nei cuori di un'umanità compiacente, quelle magnifiche sorti e progressive che già nel passato qualcuno aveva messo radicalmente in discussione, tramite scritti e opinioni che sopravvivono ormai solo in qualche testo ammuffito, e proprio perciò ormai del tutto impotenti e relegati in un angolo.

E noi che insegnamo, nell'ombra, possiamo solo contemplare in noi stessi questo sfacelo diffuso, senza peraltro volerne fare una colpa né a noi né ai nostri studenti, e senza nemmeno riuscire più a farcene una ragione: i più limitandosi a sposare le idee riformiste del progressismo rampante, i meno isolandosi in un passato nostalgico dell'uomo forte al comando, qualcuno aprendo invece un po' gli occhi e guardandosi intorno, e distaccandosi quindi, seppur nel suo piccolo, da questa immensa vulgata buonista che ci circonda e ci asfissia.

E allora, come diceva Cicerone, fino a quando, Catilina, continuerai ad abusare della nostra pazienza? - Fino a quando, pare rispondere lui, me lo permetterete voi, perché siete proprio voi, mio buon Cicerone, che mi tenete in vita con la vostra acquiescenza.

Senza dunque voler scomodare Sorel, Von Clausewitz o i grandi nomi del pensiero anarchico, né gli squadristi neri o i trozskysti rossi del Novecento che fu, quel che ci appare all'orizzonte sembra più un tramonto infuocato di sangue che un'alba serena da Terza Repubblica: perché, per quanto si cerchi di rassicurare l'Italia, e con essa i popoli dell'intero pianeta, sembra ormai chiaro che la tempesta s'avanza.

Chi, come, dove e quando è difficile dirlo, ma quel che è certo è senz'altro il perché.

Roma, 13 Novembre 2015
https://www.pierluigigallo.org/web/2016-03-18-17-49-41/risonanze/100-de-violentia-et-passim

 

Addendum

Come talvolta mi accade di fare (specialmente quando mi occupo di politica), in questo articolo ho probabilmente sbagliato il tiro, identificando nei giovani europei del nostro tempo i protagonisti di queste mie riflessioni: essi invece sembrano essere stati completamente narcotizzati e anestetizzati dalla vincente "pax renziana" (nonché "tziprasiana", "bergogliana" e chi più ne ha più ne metta) - dunque la mia analisi, in questo caso, è sbagliata.

Ma se proviamo a spostarci anche solo di un poco a Oriente, quanto scritto qui sopra sembra calzare a pennello per l'Isis, le cui brancaleoniche fila - a metà fra il grottesco e il tragico - vanno ingrossandosi quotidianamente di giovani jihadisti in arrivo da mezzo mondo, islamico e non. 

Laddove, infatti, la rassicurante propaganda buonista degli attuali leaders politici e religiosi europei trova terreno fertile per pilotare e pacificare le coscienze individuali e collettive del "primo mondo", la pace sociale non viene scalfita e la tempesta è sedata: ma là dove invece il malcontento è diffuso, le prospettive di vita drasticamente ridotte e la rabbia avvolge generazioni intere di disperati e di diseredati, il buonismo ipocrita dell'Occidente si trasforma nel suo opposto, e nasce così il "cattivismo" crudele e sanguinario dei nuovi barbari dello Stato islamico.

Invece di mettere la testa nella sabbia come gli struzzi, meglio dunque sarebbe cercare di aprire gli occhi su quell'immensa marea degli esclusi, pronti a scagliarsi come un sol uomo contro i miti di carta dell'Occidente, che invece di scegliere l'opzione "migrantes" - sottomettendosi così al sogno illusorio del "mondo libero" - ha deciso di opporsi col fuoco a questa planetaria menzogna. 

Nella speranza, poi, che si giunga ben presto a una nuova fase dialettica, e che l'antitesi stessa, barbarica e truce, sia finalmente spazzata via insieme a quella tesi che essa vuole combattere: da ciò forse un giorno nascerà un "terzo polo", e ci lasceremo alle spalle sia i cattivi che i buoni di questa epoca inutile e senza scopo.

 

Deep Purple, Smoke on the Water