Il cuore di Chopin


Se Chopin appartiene alla Polonia, la sua Patria l'ha offerto al mondo.
(Nino Salvaneschi)

 

Quando dico ai miei alunni, studiando l'estetica del Romanticismo, che se vogliono capire davvero il significato profondo della musica di Chopin, al di là di ogni stereotipo e luogo comune, devono sdraiarsi distesi per terra e ascoltarlo nel cuore a occhi chiusi, respirando lentamente e senza pensare a nulla, il più delle volte si mettono a ridere.

Se poi, puta caso, qualcuno acconsente a fare una prova, dopo una buona mezz'ora passata a scherzare, piano piano incomincia gradualmente a capire e a considerare il proprio cuore non più come una banalità alla Muccino o un pensierino via twitter, ma come un vero e proprio centro di coscienza, una sorta di trasmittente interiore che utilizza un codice ben definito, basato sul sentimento e non sull'emozione (l'unica passione che in realtà conosciamo, in questi tempi di magra), e a interpretarne il linguaggio.

Non è facile in verità, ma è una grande conquista, le poche volte che riesce: ma al di là di ciò, al di là cioè delle tecniche o delle strategie più o meno efficaci che ogni onesto insegnante s'inventa per comunicare con gli alunni, che cosa significa "ascoltare col cuore", cosa significa "comunicare col cuore", col cuore di Chopin in questo caso specifico?

Bach è un astronomo che ha scoperto le stelle più belle. Beethoven si misura con l'universo. Io cerco solo di esprimere il cuore e l'anima dell'uomo. (Frédérich Chopin)

Facciamo una prova anche noi, se vogliamo: sdraiamoci per terra supini e cominciamo a respirare lentamente, a occhi chiusi, senza pensare a nulla, poi mettiamo su un Notturno o un Preludio (Valzer e Mazurche non sono adatti, evidentemente, per questo esperimento) e lasciamo che il suono del suo pianoforte ci entri dentro fisicamente, che ci attraversi da parte a parte, che il suo linguaggio e il suo discorso cifrato comunichino direttamente col nostro cuore, senza passare per la mente.

L'Europa del resto ben sa, con le sue tradizioni, quale ricco tesoro rappresenti l'estetica del sentimento, quel linguaggio specifico che ci permette di "sentire l'ente" senza interferenze mentali; e fra le tante culture che hanno attraversato il vecchio continente, quella romantica più di ogni altra ha saputo incarnare, e ancor più interpretare, il linguaggio del cuore come mezzo di contatto con l'Assoluto, come trasmittente galattica di impulsi cosmici e universali, che si riversano in noi come in un Sacro Graal e che ci toccano nel profondo.

Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce, diceva infatti Pascal, un altro poeta della "sapienza intuitiva" (pur se in tutt'altro contesto e con tutt'altro intendimento): il cuore dunque ha avuto in passato in Europa i suoi cantori, e non bisogna pensare che solo l'Oriente possegga le chiavi della conoscenza spontanea, sentimentale o immediata. Tutt'altro.

Se quindi vogliamo addentrarci in quella "foresta di simboli" che è il linguaggio del cuore, scegliendo una guida capace di accompagnarci in segreto attraverso questi strani Misteri, scegliamo senz'altro Chopin e saremo sicuri di non sbagliare: perché se il suo corpo è sepolto a Parigi, il suo cuore è conservato a Varsavia, centro sottile dell'antica Polonia, e da lì ricorda a ciascuno il valore e il senso di una missione ancestrale che questo popolo ha ricevuto da Dio.

Conservare intatto il linguaggio dell'anima, e contattare l'Eterno con lo strumento del cuore.

Ora che conosco l'amore, posso accettare che ogni cosa. La vita è giusta in ogni caso.
Il mio cuore è aperto come il cielo.
(Mira Nair, Kamasutra)


Roma, 6 Giugno 2014
https://www.pierluigigallo.org/web/2016-03-18-17-49-41/risonanze/119-il-cuore-di-chopin

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