Non Praevalebunt


SUL SIGNIFICATO SOTTILE DELL'INCONTRO FRA KIRILL E BERGOGLIO


La cosa più bella di Tokyo è McDonald's. La cosa più bella di Stoccolma è McDonald's.
La cosa più bella di Firenze è McDonald's.
A Pechino e a Mosca non c'è ancora niente di bello. 
(Andy Warhol)

 

Intorno all'evento dell'anno, come è stato definito lo storico incontro fra papa Bergoglio e il patriarca Kirill, sono state formulate interpretazioni diverse, di tipo teologico, politico o sociologico, tutte senz'altro plausibili e interessanti: ma io proverò, nel mio piccolo, a tratteggiarne un'altra di tipo esoterico, alludendo alle ragioni sottili di quanto è avvenuto a L'Avana, e nient'altro.

Considerata da secoli come la Terza Roma, dopo quella antica e Bisanzio, la millenaria capitale della Santa Russia ha resistito nel tempo ad attacchi potenti, dai Mongoli ai Teutoni, da Napoleone a Hitler, riuscendo sempre a far fronte all'invasore di turno, lottando in silenzio in attesa di tempi migliori: e così forse è anche adesso, in una Mosca accerchiata e insidiata dall'espansionismo euroatlantico, che riesce ancora a resistere e a passare all'attacco.

 A buon ragione si ritiene quindi che l'Aquila sia custodita ad Oriente, in quella patria ideale degli Slavi ortodossi che prese le origini dal battesimo della Rus e dal gran principe Vladimiro, nel lontano anno Mille.

 Non dobbiamo farci sviare, del resto, dalla figura di Putin, dai concertoni di Al Bano, dalle parate oceaniche sulla piazza Rossa o dall'alcolismo di massa, che pure presentano un'immagine stinta di questo Paese, non proprio attraente per lo sguardo di molti: dobbiamo invece andare più a fondo, non solo e non tanto al suo lontano passato e al fermento culturale, artistico e intellettuale che l'ha attraversato, quanto piuttosto – anzi direi soprattutto - a quella tradizione mistica del monachesimo slavo, custodita e nascosta dentro i conventi e le lavre disseminati qua e là in ogni angolo della steppa russa, miracolosamente giunti intatti fino a noi.

E' lì che si cela infatti l'importanza sottile di questa terra, non solo a livello politico ma direi escatologico, e forse esorcistico: scrigno nascosto di tesori ancestrali, perennemente in travaglio per le doglie del parto, la Santa Russia conserva e trasmette l'antico retaggio dell'Oriente cristiano, altrove attaccato, massacrato e colpito dalle forze aggressive del materialismo imperante, che cambiano pelle, bandiera e casacca a seconda dei tempi, dei luoghi o delle necessità del momento.

Essa rappresenta infatti il katéchon, la mistica forza che trattiene il Nemico dall'impossessarsi del mondo - forza che altrove è ormai del tutto svanita, mentre lì riesce ancora a nascondersi e a conservarsi nell'ombra.

Basta riflettere infatti sul dramma ignorato dei cristiani d'Oriente per rendersi conto, d'altronde, come ciò rappresenti un emblema sottile del grande scontro epocale che si va preparando, in cui le schiere di Gog e Magog stanno approntando le fila, le strategie e le alleanze per conquistare e  il pianeta e per spartirsi la torta: né in Russia né in Cina vi sono infatti i McDonald's, e la profezia di Andy Warhol fa un po' fatica ad avverarsi…

Tanto basti, dunque, a tratteggiare il profilo di questo progetto nascosto di genocidio cristiano, per fronteggiare il quale la Russia Ortodossa ha ricevuto da Roma le chiavi e le insegne delle milizie celesti: troppo vecchio l'uno e troppo debole l'altro sono ormai infatti i due papi romani, impotenti e spossati nelle loro fatiche.

Questo la Russia lo sa, e sta affilando le armi per apprestarsi a resistere, a lottare e a vincere ancora una volta.

II Papa deve smettere di fare il katéchon!, esclamò d'improvviso Massimo Cacciari. Mi stupì la sua foga, e ancor più il fatto che subito dopo parve pentirsi, come se la parola gli fosse sfuggita. Era un giorno del settembre 1993, e io lo stavo intervistando nella sua casa tersa, piena di volumi. Fuori, Venezia si sfaceva nel suo mare fecale, sotto un cielo grigio.

Katéchon? Non ricordo molto di greco. Dovetti chiedergli che cosa volesse dire. «Katéchon è Ciò che trattiene», rispose Cacciari guardandomi incerto: «Ciò che trattiene l'Anticristo dal manifestarsi pienamente. San Paolo, ricorda?».

Ora ricordavo: Seconda Lettera ai Tessalonicesi (2, 6 e seguenti). Il passo enigmatico in cui Paolo di Tarso accenna al futuro manifestarsi dell'Anticristo, Anomos: «II figlio di perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra tutto quel che si adora come Dio, tanto che siederà egli stesso nel tempio di Dio, spacciandosi per Dio».

Ma non crediate che la venuta dell'Anticristo sia imminente, aggiunge subito l'apostolo. C'è qualcosa che «trattiene» l'Anticristo dall'irrompere nel mondo." (Maurizio Blondet, Gli adelphi della dissoluzione, 1994)

Questo qualcosa è la Russia.


Unicuique suum, et portae inferi non praevalebunt.


Roma, 13 Febbraio 2016

https://www.pierluigigallo.org/web/2016-03-18-17-49-41/risonanze/243-translatio-imperii

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