In questa rubrica ho voluto raccogliere una serie di schede didattiche a carattere storico, filosofico e politico, da utilizzarsi come supporto antologico per l'approfondimento di un determinato tema o argomento di studio: si tratta, com'è ovvio, di tematiche diverse e in molti casi antitetiche, come si conviene alla conoscenza e all'analisi  delle varie concezioni del mondo dell'umanità.

Con buona pace quindi del pensiero unico e dell'ideologia dominante, che dopo aver cancellato il passato vuole negarci anche il futuro: del presente, invece, non ne parliamo neanche…

Il fatto che la grande maggioranza della popolazione accetta ed è spinta ad accettare la società presente non rende questa meno irrazionale e meno riprovevole: la distinzione tra coscienza autentica e falsa coscienza, tra interesse reale e interesse immediato, conserva ancora un significato.

(…) Gli uomini debbono rendersene conto e trovare la via che porta dalla falsa coscienza alla coscienza autentica, dall'interesse immediato al loro interesse reale: essi possono far questo solamente se avvertono il bisogno di mutare il loro modo di vita, di negare il positivo, di rifiutarlo.

È precisamente questo bisogno che la società costituita si adopera a reprimere, nella misura in cui essa è capace di «distribuire dei beni» su scala sempre più ampia e di usare la conquista scientifica della natura per la conquista scientifica dell'uomo. (H. Marcuse, L'uomo a una dimensione)

Roma, 19 Marzo 2016

Sincretismo

 

1. Apologia del sincretismo

NELLE PAROLE DI ZOLLA L'APPASSIONATA DIFESA
DI UN TERMINE TANTO VITUPERATO


di Elémire Zolla


Tutto è spesso dato per scontato da molti...
come il dato che l'esperienza metafisica sia superiore ai dilemmi tra bene e male:
chi in essa si installa, vede giorno e notte, male e bene come chi sta su una carrozza
e guardi le ruote vorticanti, i loro mozzi fusi in uno. 
La pura luce di questa verità ha lambito molti cuori.
(Elémire Zolla)

Non è neutra, la parola sincretismo. Ha una risonanza sgrade­vole, evoca diffidenza, perfino disprezzo. Presso una parola così sensibile è utile soffermarsi. Erasmo la estrasse da Plutarco, per il quale aveva tutt’altra accezione, ma essa entrò nell’uso generale soltanto col Barocco tedesco, e fu sin dall’inizio una contumelia.

Nel 1615 un polemista luterano, cane da guardia dell’ortodos­sia, tacciò di sincretista un teologo della sua Chiesa, Giorgio Callisto. Fino alla morte, che lo colse nel 1656, il Callisto dovette tediosamente lottare per scrollarsi di dosso l’epiteto.

(…) Nato fra squallide beghe di preti riformati, il nostro vocabolo serba della sua origine il triste marchio e la carica condannatoria. Il riflesso condizionato della deprecazione continua a scattare dopo tre secoli, segno che con «sincretista» era stata coniata un’ingiuria di cui si sentiva il bisogno.

(…) Dal Seicento tedesco emersero due caratteri umani perenni e universali, il sincretista ed il suo odiatore aggrappato alle differenze dogmatiche. Il primo sarà, come il suo prototipo Callisto, di vaste e varie conoscenze, sensibile alle aure ed alle sfumature, curioso viaggia­tore. Le sue certezze, che non presume di chiudere in parole correnti, gli danno un’identità salda e sicura. Deve muoversi cauta­mente nel truce mondo di sette in armi e ringhiose, celando l’intimo disprezzo per le furie dozzinali e le rozze contrapposizioni.

Il suo nemico viceversa coltiva gli aut aut dottrinali, non si stanca di ripetere le formule di rigore e ama di conseguenza le pose sdegnate, le recite della terribilità e del corruccio. Deve anatemizzare per essere e scambia perciò le parole per pietre. Nella dogmatica non ama soffermarsi sulla coincidenza degli opposti. Ma la smania di calcare sul volto la maschera metallica del rigore verbale rivela in lui un’interiorità trepida e confusa, un’identità che teme di smarrirsi, a tal punto che spesso egli sopprime la sua vita intima, diventa pura condotta esterna. Non può ammettere alterna­tive alle formule che abbraccia, l’impuntatura terminologica è l’unica fedeltà che concepisca: se cessasse di essere parziale e aggressivo, si sentirebbe morire. Perciò per lui il sincretismo è un’intollerabile minaccia e gli orizzonti sconfinati di quel mondo alieno, in cui sfumano i confini, gli sembrano, in buona fede, la distesa del caos, il pandemonio miltoniano. Il regno di Satana nel I canto del Paradiso Perduto comprende e concilia tutti i culti, tutte le civiltà della terra, salvo il piccolo nucleo puritanamente cristiano.

Il sincretismo è la parificazione fra le religioni o tra le filosofie o anche tra filosofie e religioni. Infatti le distinzioni fra sistemi e fedi appaiono dovute a un punto di vista troppo ravvicinato: per ogni ente esiste un’angolazione dalla quale esso cessa di distinguersi da ciò che lo circonda e delimita.

Il sincretismo, che fa dipendere quel che si vede dalle norme dell’ottica mentale, è proprio soltanto di certe epoche nella storia del pensiero, così come l’osservanza della prospettiva di certi tratti nella storia della pittura. Per il sincretismo le verità parziali delle filosofie e delle religioni finiscono col coincidere, come le linee dei quadri tutte confluiscono prospetticamente nel punto di fuga, chiave di volta dello spazio.

La filosofia che meglio imposta questo tema è la «dotta ignoranza» sincretista del Cusano, specie nell’opera intitolata La lente (de beryllo).  Per il Cusano filosofare è mettere a fuoco con la lente metafìsica i concetti finiti in rapporto al punto di fuga prospettica in cui tutti sono esplicitati e in cui tutti sono coimplicati, il concepita absolutus omne intelligibile complicans.

La visione prospettica in pittura nasce soltanto grazie a un certo distacco, allorché si impari che l’occhio non è la visione e che esso non può vedere giusto se non è assistito dall’intelligenza geome­trica. Come per il pittore di prospettive l’occhio non è la visione, così per il sincretista la parola non è la cosa; è un ingenuo errore credere che linguaggio e verità possano coincidere, che esista mai un rapporto univoco e necessario fra le parole e ciò che esse designano, che significanti e significati siano mai sovrapponibili.

Il sincretista tutt’attomo a sé ravvisa lo spettacolo comico e tragico di significanti differenti che designano un unico significato o di un solo significante che comprende significati opposti. Mai un’idea o uma fede è circoscritta da significanti: uguali professioni di fede in un unico dogma celano esperienze interiori opposte; un’identica esperienza interiore si può trovare espressa in dogmi opposti.

Elémire Zolla,
Verità segrete esposte in evidenza,
Marsilio, Venezia 2000
 

 

2. Meraviglie della Cabalà - L'età messianica


UN AFFASCINANTE PARALLELISMO FRA CABALA' ED ESOTERISMO ACQUARIANO 
COMPIUTO DA UN RINOMATO STUDIOSO DI MISTICA EBRAICA

di Nadav Crivelli


Per grazia di Dio facciamo parte di una generazione chiamata a partecipare a quello che potrebbe essere il più importante dei cambiamenti della storia dell’umanità. Nonostante il preoccupante fenomeno di progressiva decadenza del livello di coscienza spirituale e morale, con la disintegrazione dei valori religiosi e spesso anche umani della società, diventa sempre più evidente la presenza di un movimento opposto a ciò, un movimento di evoluzione e di ascesa. Un numero via via crescente di persone in ogni angolo del globo (specie nei paesi più industrializzati) mostra i segni di un risveglio di interessi spirituali, di rinnovata ricerca del Divino, di valori trascendenti e non soltanto contingenti.

Pur se sovente tale ricerca si dirige in direzioni fasulle, e viene strumentalizzata da falsi maestri, una volta in movimento la coscienza delle persone continua a crescere, e prima o poi arriverà alla verità. Tutto questo movimento è fortemente ispirato dalla visione e dalla speranza di raggiungere presto un livello di intesa, di tolleranza e di fraternità tra i popoli, tale da scoraggiare l’eventualità di altre guerre a dimensioni mondiali. Né ci dobbiamo perdere d’animo pensando all’esiguità numerica di tale movimento, poiché è noto dalla storia come i salti di qualità più importanti per l’umanità siano sempre incominciati all'interno di una minoranza ristretta di persone, che agiscono come catalizzatori alchemici sulle masse.

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Un numero via via crescente di persone sente che stiamo arrivando alle soglie dell'Età Messianica. Nella terminologia moderna, il nostro periodo storico è noto col nome di Età dell'Aquario,  innanzi tutto a motivo del fenomeno astronomico di precessione del punto equinoziale, che nel 1962 è entrato in Aquario, e poi anche per via della diffusione degli ideali umanitari e idealistici tipici di questo segno. È indubbio che il progresso scientifico e tecnologico, favorendo viaggi e comunicazioni, oltre ad aver elevato il tenore di vita e la quantità di tempo libero, sta aiutando il processo di crescita della consapevolezza prima descritto. Ogni visione di un ordine futuro deve, del resto, avere posto in sé per le conquiste scientifiche, o rischierà di rimanere anacronistica e irrealizzabile. È peraltro vero che scienza e tecnologia da sole mancano della percezione della complessità dell’essere umano, e rischiano di svilupparne solo alcune facoltà, dimenticando o menomando le altre. Non è un futuro di mostri mutanti quello che cerchiamo, ma il compimento del piano creativo Divino, secondo il quale l’essere umano è fatto secondo la "immagine e somiglianza di Dio", capace quindi di superare le attuali limitazioni, che lo rendono esposto ai suoi lati negativi, egoisti.

Affinché ciò avvenga diventa però indispensabile la riconquista dei valori di disciplina, di moralità, di serietà, di dedizione e di sacrificio che sono alla base del patto universale esistente tra Dio e l'umanità (la cosiddetta Alleanza Noachita). Questi valori non potranno però trovar spazio in noi, né radicarsi nelle nostre coscienze in modo stabile, a meno che non comprenderemo fino in fondo la loro importanza e significato. Fintanto che ci sforzeremo di seguirli come una sorta di esercizio più o meno bello, più o meno interessante, siamo destinati prima o poi ad abbandonarli nuovamente, per ritornare al caos del comportamento dettato solo dal piacere fisico provvisorio e separato, o dall’interesse egoista. Ed è qui che entra in gioco la Sapienza esoterica.

Come è noto, infatti, l'insegnamento che Dio dà all'umanità ha due aspetti principali, uno esterno ed uno interno. Ogni pagina della Sacra Scrittura contiene tutto un insieme di conoscenze segrete, riguardanti l’ordine metafisico della creazione o la struttura emotiva e spirituale dell'anima. Il rapporto tra il contenuto dogmatico, morale, storico e rivelato della Bibbia e quello esoterico, simbolico e metafisico, è come il rapporto tra corpo ed anima. Come spesso succede nell’essere umano, non si tratta di un rapporto facile, come provato dai numerosi tentativi del "corpo" di sopprimere o soggiogare l’anima tramite persecuzioni e scomuniche. Analogamente anche "l'anima", cioè la tradizione esoterica, a volte si distacca dal contesto morale e concreto che l'aveva generata, rifiutando così il proprio corpo. Tuttavia queste due parti sono essenziali l’una all’altra, come il maschile e il femminile, e si completano reciprocamente. Se si separassero, il corpo perderebbe la vita, mentre l'anima si ridurrebbe ad una entità unicamente spirituale, incapace di interagire col mondo fisico. È solamente al livello esoterico che possiamo trovare quindi un’esatta comprensione delle norme morali e rituali che la Toràh (la Bibbia ebraica) ci pone. Il corpo ha bisogno dell’anima, in quanto essa lo vitalizza e gli dà profondità e direzione; l’anima ha bisogno del corpo, poiché esso la rende in grado di agire concretamente sul piano fisico, e di rendere effettiva la sua capacità di influenzare tutti i vari gradi dell’esistenza. La consapevolezza umana più sana è dunque quella che sa preservare il rapporto tra dimensione rivelata e dimensione segreta, tra "corpo" e "anima", pur nella tensione dialettica spesso fortissima esistente tra i due opposti.

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L’esoterismo ebraico, la Cabalà, ha profondamente influenzato la vita e il pensiero degli ebrei di ogni tempo e luogo. Pur in modo velato, essa è presente ed accettata da tutti i grandi rabbini, sia dai commentatori della Toràh che dai giudici dell’Halakhà (le norme di comportamento pratico e morale). Sebbene sia successo a volte che i rabbini più identificati con il lato "corporale" dell’Ebraismo si opponessero allo studio della Cabalà, che veniva considerato pericoloso, questo è sempre riuscito a sopravvivere ai pericoli. Non solo, ma la continuità degli studi e della tradizione, il suo arricchirsi in ogni generazione di significati e spiegazioni sempre più vaste e attuali, ci ha portato oggi ad avere un insieme di insegnamenti quanto mai profondo e completo, capace di toccare e guarire gli uomini e le donne di oggi in ogni angolo del loro essere e della loro esistenza.

Un'altra osservazione importante si basa sul fatto che la Halakhà, la parte legale e razionale dell'Ebraismo, si è via via venuta definendo e cristallizzando. Negli ultimi secoli non ci sono quasi più state innovazioni di rilievo in questo settore. All'opposto di ciò, la Cabalà è creciuta e diventata invece sempre più viva, fertile e creativa. Negli ultimi decenni il suo studio si va affermando in cerchie sempre più vaste di persone. L’Ebraismo, del resto, ha sempre mantenuto viva tra i suoi fedeli l’attesa della venuta di un periodo storico eccezionale, nel quale si verificherà il miracolo della progressiva trasformazione degli ordini politici ed economici su cui si basa l’attuale modello sociale, e l’umanità potrà entrare in un apoteosi di pace cosmica. Tale pace e benessere non saranno soltanto esperienze spirituali, realizzate al solo livello dell’anima disincarnata, ma verranno condivise anche dal corpo umano e dalla natura fisica. Dopo esser stati considerati degli inguaribili sognatori, irrimediabilmente fuori dalla realtà delle cose, gli Ebrei vedono confermato il loro atteggiamento dal progressivo aumentare del numero di persone di ogni estrazione che stanno scoprendo e vivendo un'analoga visione, dedicando le loro energie al suo compimento e realizzazione. Dev’essere però evidente a tutte le persone che si sentono parte di questo movimento mondiale, in corso di espansione in ogni popolo e paese, che il processo di pacificazione dell’umanità non potrà avvenire senza la riscoperta e l’adesione agli insegnamenti spirituali universali, alla fede in Dio, e all’osservanza dei precetti morali. Essi sono infatti il proseguimento delle norme fisiche su cui si basa la creazione.

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Abbiamo parlato, a questo proposito, di "insegnamenti spirituali universali" e non di "religioni". Infatti il problema in tutto ciò sta nel fatto che furono (e in parte ancora sono) proprio le grandi religioni del mondo a suscitare separazione e odio tra i popoli, con l’esasperare il loro senso di auto-giustificazione, e quello nazionalistico. Anche per tali problemi l’Ebraismo ha una medicina: la fede incondizionata nell’unità di Dio e il rifiuto dell’idolatria, intesa qui come il separare una parte della Divinità dal suo contesto globale e nell’assolutizzarla. La tradizione ebraica afferma che non è mai abbastanza credere in Dio, ma che bisogna anche "conoscerlo". Qui per conoscenza non si intende solamente lo sforzo intellettuale e filosofico tipico della teologia, ma la progressiva riunificazione con l’oggetto della propria conoscenza, possibile solo tramite gli insegnamenti della sapienza esoterica e mistica. La Bibbia parla infatti di due diversi tipi di conoscenza (da'at):  quella dell’albero del bene e del male e quella dell’unione tra Adamo ed Eva, come dice il verso"e Adam conobbe (yada) Eva sua moglie" (Genesi 4,1).

Il primo modo di conoscere è tipico della scienza e della filosofia, troppo alto. Il secondo modo di conoscere invece è il modo proposto dalla mistica ebraica, la Cabalà, il modo dell'unione tra gli opposti. A tale proposito dobbiamo far notare la notevole differenza esistente tra la Cabalà e altre forme di esoterismo occidentale, del tipo proposto ad esempio dalle società segrete, che pur spesso si rifà in parte a concetti cabalistici.

Sovente infatti l'esoterismo tradizionale non è altro che l’estensione della filosofia, e compie i seguenti sbagli fondamentali: - 1) tende ad escludere che il Divino possegga veramente dei tratti antropomorfici, quali emozioni e sentimenti, e considera coloro che vivono un rapporto col Divino nella forma di una relazione interpersonale come dei minorati spirituali, cioè dei bambini non ancora cresciuti; - 2) si autocompiace delle sue conoscenze esoteriche, causando l’aumento del senso d’orgoglio tra i suoi seguaci, che si sentono parte di una razza superiore, più intelligente; - 3) non pone sufficientemente l'accento sulla pratica ed osservanza delle norme morali fondamentali, ma nutre la convinzione di essere di essere al di sopra di esse.

Al contrario di ciò, la Cabalà sostiene invece che l’aver saputo restringere la Sua inconoscibilità infinita con l’aver assunto tratti ed emozioni tipicamente umane, è una delle manifestazioni più belle della Sapienza Divina. Essa afferma inoltre che la preghiera al Dio personale è una delle esperienze più alte ed intense che la persona possa compiere. Riguardo all’umiltà, si tratta del bene supremo, indispensabile, e il Talmud dice che dove c'è la superbia la Presenza di Dio non dimora. Mosè, il più grande tra i profeti e maestri del popolo ebraico, è stato anche l'uomo più umile, come testimonia la Toràh"e l’uomo Moshé era molto umile, più di tutti gli uomini che sono sulla terra". Nel momento presente la prova maggiore di umiltà è quella di incominciare a rivelare i segreti delle tradizioni esoteriche, cercando il linguaggio e la forma che li rendano accessibili anche ai semplici e agli impreparati. Circa infine il terzo punto, come già accennato, la Cabalà, lungi dallo svuotare le norme morali, ne mostra il loro vero significato, rafforzando la nostra adesione ad esse, in modo spontaneo e felice, e non forzato o represso.

La Cabalà infatti è complicata e semplice allo stesso tempo, è trascendente ed immanente, è logica e paradossale, è emotiva ed è meditativa. Il suo linguaggio è multidimensionale, e parla a ciascuno nel modo più esatto. Essa è accessibile a tutti coloro che sono in ricerca, a coloro che sono già in cammino da anni, come pure a quanti abbiano appena incominciato, non importa quale sia la loro fede d’origine; persone di capacità diversa ricevono messaggi diversi ma nessuno ne esce a mani vuote.

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Chi sceglie oggi di unirsi al numero delle persone di buona volontà che stanno abbattendo le barriere secolari di incomprensione e di diffidenza che hanno isolato i popoli per secoli, si trova di fronte a diversi rischi. Tra di essi c'è quello di trovarsi esposto ad idee e valori profondamente diversi da quelli della sua matrice originale, e di subire una confusione notevole nel confrontare le posizioni diverse. Come reazione a ciò può succedere che le persone cerchino una facile soluzione al problema delle diversità tra le varie religioni e culture con l’affermare che tutte quante dicono la stessa cosa, che il messaggio è unico e che le differenze non contano nulla. Si tratta di una affermazione semplicistica, specie se fatta nei confronti della Cabalà, che non è solo una qualunque tra le tante dottrine esistenti.

Per capire in cosa essa differisca è necessario analizzare la radice da cui deriva la parola "Cabalà" qabal lbq.  Il suo significato è: "ricevere", nel senso di una tradizione tramandata da generazione a generazione, da tempo immemorabile. Ciò fa si che la sua autorità si appoggi su generazioni e generazioni di Maestri, che l'hanno studiata, praticata e arricchita. Ciò è ben diverso dal caso di insegnamenti o scuole esoteriche iniziate pochi secoli fa, e basate su uno, due o al massimo tre maestri diversi. Si potrà obbiettare che esistono tradizioni ancora più antiche di quella ebraica, come quella egiziana o altro. Nella massima parte dei casi però queste tradizioni sono morte o scomparse, e hanno lasciato poche tracce solo nell'interesse di appassionati, che però non hanno una continuità diretta coi loro antichi predecessori. I cabalisti affermano invece che la sapienza esoterica era agli inizi un tutto unico e completo, e che si frammentò solo in seguito, con l’episodio della Torre di Babele. Questo evento fu causato dall’orgoglio degli "iniziati", di coloro che detenevano le chiavi della conoscenza segreta, e del loro volerla usare per elevarsi al di sopra di tutti gli altri, Dio compreso. Lo stesso errore si sarebbe poi ripetuto molte volte, fino ai giorni nostri. Allora però essi avrebbero potuto riuscirci, dato che la conoscenza esoterica era ancora un tutto unico, quindi molto potente. Non così oggi, quando i vari frammenti di verità non hanno da soli abbastanza forza da poter innalzare coloro che li posseggono al di sopra di tutti gli altri. Questi frammenti sono presenti in misura maggiore o minore in tutte le religioni, in ogni credo e cultura. Il nostro compito è di rintracciarli ovunque essi si trovino, di ripulirli dalle incrostazioni e di riunificarli. Questo perché senza la luce della conoscenza-sapienza unificata nessuno riuscirà veramente a trovare la strada verso la pace, e i nostri sforzi rischiano di essere vani. Tuttavia, nel corso del tempo, i vari pezzi e frammenti del sapere iniziale si sono ricoperti di incrostazioni dovute alle vicissitudini storiche, alle caratteristiche ambientali, ecc., dei luoghi in cui sono stati conservati. Occorre ripulirli da tutto ciò, permettendo alla loro luce originaria di risplendere senza ostacoli.

La Cabalà afferma di possedere le chiavi unificatrici di tutti i frammenti di conoscenza divina sparsi qua e là, ed il compito del popolo ebraico nella storia è proprio quello di preservare e di tramandare questa chiave finché non verrà il momento adatto per usarla in modo pieno ed efficace. Questo momento si sta avvicinando, e l’Età dell’Aquario è la profezia più chiara dell’avvicinarsi dei tempi messianici. Questa affermazione non va creduta con un atto di fede. Essa è piuttosto un'ipotesi di lavoro, che va accettata in partenza ma verificata di continuo durante il progredire.

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Un altro significato della radiceqabalè, ad esempio, quello di "parallelo". La Cabalà è l’arte dei parallelismi, delle corrispondenze. Studiandola e praticando i suoi esercizi e discipline la consapevolezza impara a percepire l’ordine meraviglioso di tutto il creato, e come questo ordine sia in diretta corrispondenza con l'organizzazione strutturale di livelli via via superiori, che gradualmente conducono fino a Dio. L’unificazione degli opposti è fatta dalla Cabalà tramite la loro progressiva purificazione e "ripolarizzazione", tramite il portarli gradualmente da una posizione di "schiena contro schiena" (minimo della comunicazione) ad una di "faccia a faccia" (massimo della comunicazione). In termini pratici ciò significa fare in modo che essi comunichino sempre di più, scoprendo la loro compatibilità e complementarità. Il fine del processo suggerito dalla Cabalà è quindi lo scoprire nella creazione l’esistenza di una serie di entità separate ma profondamente complementari, unificate da una rete di rapporti che si estende in tutte le direzioni, ordinata da valori gerarchici elastici e relativi, i quali permettono lo scambio dei ruoli in modo armonico e artistico, come avverrebbe in una danza o in una sinfonia perfetta. E tali entità sono le nostre individualità, purificate dalle scorie di egocentrismo che le affliggono in questo mondo, sono le nostre forme di conoscenza e di identità, piccole luci d’umano che paradossalmente contengono il Divino. Al di sopra di tutto ciò, come pure nell'interno di ogni anima, risplende la Luce Infinita di Dio, libera da ogni immagine, pura nella sua Unità perfetta, non più compromessa da nessun paganesimo o idolatria.

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Cercheremo ora qualche risposta alla domanda formulata prima: che cosa ha la Cabalà di così importante e speciale, che non abbiano anche le altre forme di esoterismo presenti nel mondo? Una delle differenze fondamentali tra le varie mentalità religiose e culturali esistenti è contenuta nella polarità Oriente versus Occidente, che si estrinseca in una moltitudine di modi. L’Ebraismo, di cui la Cabalà è l’anima più vitale, nasce e si sviluppa nel luogo geografico che unisce i due opposti, Est ed Ovest. Inoltre, soprattutto durante gli ultimi duemila anni, la tradizione cabalistica è fiorita sia tra gli Ebrei che vivevano in esilio ad Est di Israele che tra quelli esiliati ad Ovest. Entrambe le scuole sono cresciute in modo autonomo, arrivando però a risultati simili e non contrastanti. Questa sua posizione mediana si riflette anche nella capacità di integrare i valori sviluppati maggiormente dalla spiritualità orientale con quelli tipici della spiritualità occidentale.

La Cabalà differisce profondamente da ogni altra forma di misticismo poiché essa non è solo vaga e soggettiva, volta a descrivere degli stati o esperienze soprannaturali diverse ogni volta ed elusive nel loro carattere: lCabalà è viceversa la scienza del trascendente, e offre una serie di parametri oggettivi per valutare la serietà e la validità delle esperienze spirituali e delle affermazioni esoteriche. Non è a caso che la Cabalà faccia un così vasto uso di strumenti matematici, e che uno dei suoi sistemi esegetici più importanti sia proprio il calcolo dei valori numerici delle parole ebraiche delle Scritture (ghematria), insieme allo studio dei fenomeni di corrispondenza, di eguaglianza, di proporzione che si scoprono in esse.

Proprio recentemente, studi fatti all’università di Bar Ilana Tel Aviv, con l’ausilio di potenti computer, hanno mostrato degli sbalorditivi fenomeni di ricorrenze e coincidenze numeriche presenti nel Pentateuco. Ma questo è solamente l’inizio. La cosmogonia cabalistica (cioè la descrizione della creazione del mondo) presenta infatti dei lati molto vicini alle più moderne teorie scientifiche. Il big bang è stato descritto dai cabalistici centinaia di anni fa con la metafora della Shvirat ha-Kelim = "Frammentazione dei Recipienti". Essa fu l’evento che permise la manifestazione di entità separate, chiamate dagli scienziati "particelle subatomiche" e dai cabalisti "puntini". La vecchiaia del cosmo era già nota ai cabalisti, che sapevano dei cataclismi attraverso cui la vita aveva dovuto passare prima di raggiungere la sua forma attuale. La creazione ex-nihilo (dal nulla), ormai ammessa dalla fisica quantistica, è chiamata in Cabalà: yesh mi ain ("qualcosa dal nulla"), ed è uno dei vari modi con cui opera la Causa Creatrice (mondo della creazione). La possibilità di trasformare materia in luce, e viceversa, è da sempre uno degli assiomi fondamentali della Cabalà, come pure il sapere che il mondo è fatto di luce (vedi la teoria scientifica della "zuppa calda" fatta di fotoni, cioè da particelle luminose, da cui sarebbe poi emerso il cosmo). Anche la teoria generale della relatività era già stata anticipata dalla Cabalà, poiché si sapeva che una determinata realtà poteva cambiare del tutto la sua polarità e coordinate (da maschile a femminile o viceversa) a seconda delle coordinate scelte.

Il fatto, ad esempio, che viaggiando alla velocità della luce il tempo smetta di scorrere, per i cabalisti non era solo una curiosità matematica ma era un’esperienza reale, dato che essi potevano viaggiare nel passato e nel futuro grazie alla loro capacità di accelerare la propria consapevolezza a velocità ancora superiori a quella della luce. All’interno del Tabernacolo, costruito dagli Israeliti nel deserto per ospitarvi l'Arca dell'Alleanza con le Tavole sulle quali era scritta la Toràh, avveniva infatti un miracolo inspiegabile. L'Arca (il cofano contenente le Tavole) veniva posta nella parte più interna del Tabernacolo, il Santo dei Santi. Pur vedendola, essa però non occupava spazio. Infatti la somma delle distanze tra le pareti del Tabernacolo e quelle dell'Arca era identica alla distanza tra le due pareti del Tabernacolo quando l'Arca non vi si trovava. In altri termini, l'Arca c'era e la si vedeva, ma non occupava spazio. Oggi la teoria della relatività ha spiegato, infatti, come un campo energetico estremamente intenso (quale quello causato dalla santità dell'Arca) possa curvare lo spazio, facendo letteralmente "sparire" in sè determinati oggetti.

Inoltre, una delle assunzioni sempre presenti nel sottofondo mentale di uno scienziato in ricerca è quella della fondamentale semplicità e simmetria della creazione.La Cabalà afferma, a questo proposito, che lo stato più evoluto di consapevolezza, al di là della stessa sapienza esoterica, è chiamato pshat = "semplice". Circa invece la simmetria insita in ogni dettaglio dell’esistenza, ciò era stato annunciato dal versetto: "questo parallelo a quello creò Dio".  La scoperta dell’antimateria è stata una clamorosa conferma della citata affermazione biblica. Un verso del libro di Giacobbe dice infatti: "mi holid eglei tal?" = "chi ha fatto nascere le gocce di rugiada?". Ad un’analisi approfondita si scopre che la parola eglei (gocce), usata una volta sola in tutta la Bibbia, viene dalla radice gal che significa "onda"; inoltre la rugiada è da sempre nella simbologia biblica un sinonimo di luce, come affermato nel versetto "ki tal orot talekha" = "poiché la tua rugiada è una rugiada di luci". Mettendo insieme i vari elementi ciò che emerge è come la Bibbia già avesse annunciato la natura duale della luce, che a volte si presenta come un fenomeno ondulatorio (onde) e a volte come un fenomeno di particelle (gocce). Lo stesso valore numerico della parola Cabalà è di 137, numero che non a caso è il valore di una delle più importanti costanti della fisica quantistica, chiamata "costante di struttura fine". Si tratta di un numero puro, che esprime il rapporto tra la velocità della luce e quella dell'elettrone in orbita attorno al nucleo dell'idrogeno. Se si pensa che la luce rappresenta la spiritualità e l'elettrone invece la materialità (è la più piccola delle tre particelle principali dell'atomo: protone, neutrone ed elettrone), si vede come il numero 137 esprime il rapporto tra spirito e materia. Ciò è perfettamente in accordo col significato ebraico di questa parola, "corrispondenza", come pure col suo significato in senso lato: la chiave universale che permette il riconoscimento dell’ordine e della complementarità delle cose create, delle realtà piccole come di quelle grandi. La Cabalà (137) è dunque la rivelazione dei legami tra i mondi spirituali e quelli fisici. Nè si pensi che tutte queste siano semplici coincidenze o curiosità senza peso. La tradizione ebraica afferma infatti che tali rivelazioni non sono che le primizie e gli assaggi di un raccolto ben più copioso, che si farà solo durante l’Età Messianica vera e propria.

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Tra i problemi che confrontano la persona che ha abbracciato un cammino di sviluppo spirituale vi è inoltre quello dell’opposizione, dello scetticismo e della critica di coloro che sostengono la via della ragione e della scienza. I razionalisti e gli illuministi d'oggi affermano l’infondatezza dei principi religiosi e l’anacronismo delle Scritture, e sono convinti che il seguire le pratiche spirituali (studio, meditazione, preghiera) non porti alcun risultato pratico apprezzabile. Noi, che invece ci siamo resi conto come tutto ciò non sia vero, dobbiamo fare tutto il possibile per dialogare comunque con queste persone. Occorre attirarle dalla parte di chi crede che senza la fede nel Divino, senza lo studio della Sua rivelazione e la pratica delle norme morali, non sarà mai possibile compiere il salto di qualità necessario per entrare nell’età della pace cosmica. A tale scopo è necessario mostrare a scienziati e razionalisti la compatibilità del discorso spirituale con i valori della mentalità moderna. Dobbiamo essere in grado di convincerli dell’oggettività delle nostre opinioni e del grado elevato di intelligenza che esse esprimono.

Le analogie tra Cabalà e scienza non si limitano del resto al campo della fisica quantistica. Il pensiero biblico in generale, e quello cabalistico in particolare, hanno sempre posseduto una profonda conoscenza delle più complesse dinamiche psicologiche della personalità, e anche in questo campo hanno anticipato le rivelazioni avutesi con la psicologia moderna. Nella Bibbia si hanno esempi di interpretazioni di sogni fatte usando il linguaggio della psicologia del profondo. Ad esempio, quando Giuseppe sogna il sole e sulla luna, il padre Giacobbe li interpreta come i simboli archetipici di padre e madre: ma all’interno della Cabalà i contatti sono molto più vasti.

L’Albero della Vita, la struttura indicante l'insieme delle dieci potenze dell’anima umana, è ad esempio il paradigma del perfetto funzionamento della personalità, in quanto offre la traccia per l’integrazione completa ed efficace di tutte le facoltà umane. Tali facoltà possono venire riassunte in quattro gruppi principali:

1) quelle pratiche, contingenti ed immediate, necessarie per un buon funzionamento della personalità sul piano materiale (tratto spesso trascurato dalle persone spirituali);

2) quelle emotive, in tutta la loro gamma più complessa (lungi dal trascurare le emozioni, la Cabalà si propone di ampliare la gamma delle reazioni emotive della persona, grazie ad un sottile processo di ripolarizzazione della consapevolezza e di trasformazione delle emozioni negative di paura e rabbia: le emozioni si chiamano infatti, nel linguaggio cabalistico, misure = (midot), in quanto è loro tramite che l’essere umano può misurarsi, per rendersi conto di quanto progresso egli abbia veramente compiuto sulla via della crescita coscienziale, e quanta felicità e amore riescano già a dimorare in lui);

3) quelle cognitive: qui l’Albero della Vita già duemila anni fa descriveva il cervello come un'entità "duplice", poiché lCabalà già sapeva della presenza in ciascuno di noi di due modi separati e polari di coscienza, l’uno avente come sede l’emisfero cerebrale destro e l’altro quello sinistro, fatto emerso nella scienza solamente da pochi decenni.La Cabalà infatti già lavorava sull’assunzione che la nostra mente può funzionare in due modi diversi: uno logico, lineare, basato sull’esclusione del paradosso, sulla separazione e sull’analisi dei vari concetti (questa funzione è chiamata dalla Cabalà Binà (Intelligenza), ed ha lo scopo di tradurre intuizioni e pensieri superiori in termini verbali, in piani e progetti precisi; anche la capacità di calcolo ed elaborazione matematica è un prodotto di questa funzione) ed uno intuitivo, olistico, sintetico, non verbale, capace di afferrare e contemplare il paradosso come una delle varie forme possibili con cui la realtà si esprime (questa funzione è chiamata Chokhmà (Sapienza), e qui ha sede la percezione delle immagini in forma diretta, senza analisi e vaglio, qui si trova la sensibilità artistica; si tratta infatti dell’emisfero cerebrale destro, che può venir sviluppato anche tramite pratiche meditative;

4) infine, al culmine dell’Albero della Vita, troviamo la capacità trascendente, che esiste più o meno espressa in ciascuno di noi; si tratta dell'aspirazione a superare ogni dimensione nota e acquisita, a superare ogni limite precedente nella propria evoluzione coscienziale, e in essa risiedono la potenza del volere superiore, la capacità di gioire in modo pieno e totale, e dell’avere una fede pura e semplice nel Divino.

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Ma la Cabalà ha per noi consigli importantissimi anche nel campo della complessa dinamica energetica della relazione uomo-donna, messa in moto quando viviamo un rapporto d’amore con una persona di sesso diverso. Questo è un settore nel quale la sapienza cabalistica non teme veramente confronti con nessun altro tipo di dottrina spirituale o culturale. Da sempre, infatti, il popolo ebraico ha vissuto il rapporto uomo-donna nel modo più intenso possibile, vedendolo come il luogo privilegiato per preparare l’unione tra l’umano e il Divino, oltre che come quello dov’è possibile esperimentare le emozioni più belle della nostra vita. Il ricongiungimento del maschile e del femminile ènti il traguardo massimo della vita umana, e il suo ottenimento vale qualsiasi sforzo, qualunque impegno. La ricerca dell’anima gemella diventa la ricerca stessa del Divino in noi, e della capacità di vivere l’Era Messianica ancora prima del suo manifestarsi storico. I testi cabalistici contengono, a qustorguaro, informazioni dettagliate e precise sulle varie fasi del rapporto uomo-donna, sugli accorgimenti da seguire per facilitare l’intesa reciproca, sui possibili pericoli della relazione, e sulle norme morali che la devono salvaguardare. L’unione sessuale è considerata il momento privilegiato, più santo, in cui non solo l’uomo e la donna raggiungono la loro comunione più intima, ma anche il cielo e la terra si uniscono insieme a loro, esprimendo la risonanza cosmica di tale atto. Queste nozioni, lungi dall'essere solo il frutto di vaghe speculazioni filosofiche o il vaneggiamento ossessivo di esperienze libertine, provengono dalla sapienza millenaria di un popolo che ha sempre considerato il matrimonio e non la vita monastica come il bene più elevato, come la situazione umana che più ci può avvicinare a Dio.

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La tradizione biblica ci propone infine un atteggiamento molto bilanciato riguardo al rapporto da avere con il denaro e con i possedimenti materiali.  "Li ha-kesef ve-li ha-zahav"  dice infatti il verso biblico: "Mio è l’oro e mio è l’argento". Con l’affermare ciò, Dio ci mette in guardia da una identificazione esagerata col denaro, e contemporaneamente sottolinea la radice santa dell’energia che il denaro possiede. Il denaro è una forma condensata di luce, e deve quindi venir impiegato per diffondere la luce nel mondo. I Patriarchi erano uomini ricchi, divenuti tali con l’onestà e la coerenza, con il proprio lavoro ed abilità, che aveva meritato la benedizione di Dio dall'alto. Per poter operare efficacemente nel mondo c’è bisogno infatti delle possibilità offerte dal denaro, ma guai a farsi possedere e dirigere da ciò che dovremmo essere noi stessi a controllare. L’arricchirsi, se fatto in modo onesto e se non sottrae troppo tempo allo studio della Toràh, alla preghiera e alla pratica delle altre mitzvot (precetti), è considerato il segno della benedizione di Dio, come affermato dal verso "birkhat Ha-Shem hi tashir" = "la benedizione di Dio è ciò che rende ricchi". Il ricco, come pure quelli meno ricchi, è però tenuto a dare parte del suo guadagno (un decimo) in opere di beneficenza. La beneficenza è considerata dai Maestri come uno dei tre pilastri su cui si appoggia il mondo, e come uno dei modi più efficaci per liberarci dal peso karmico causato dagli errori o peccati che inevitabilmente commettiamo nella vita. La tzedakà (beneficenza) è una delle azioni più belle che la persona possa compiere, così come, al suo opposto, l’avarizia è la peggiore barriera tra l’uomo e Dio, Un avaro, anche se apparentemente è una persona retta ed ineccepibile, è all’ultimo posto sulla scala dei vari possibili stati di sviluppo coscienziale.

Sarà ora più chiaro come la Cabalà abbia veramente un messaggio insostituibile per il mondo d’oggi. "La pietra che i costruttori hanno rigettato" è infatti proprio la tradizione cabalistica: da molti ignorata, da altri considerata pericolosa, da altri ancora vista con sospetto o giudicata come un qualcosa di immaginario e fantasioso, la Cabalà sta invece per divenire la "testata d’angolo", cioè l’elemento chiave per portare a termine l’opera di perfezionamento della creazione.


Epilogo:

L'Età dell'Aquario e il secchio di Mosè

La Bibbia contiene molte profezie riguardanti ogni tempo e luogo. Alcune di esse si sono già avverate, altre sono in via di realizzazione, altre ancora riguardano un futuro più lontano. Il periodo in cui viviamo, noto astrologicamente con nome di "inizio dell'Età dell’Aquario", ha due riferimenti diretti nel Pentateuco. Il primo è nel libro dell’Esodo, nell’episodio che racconta come Mosè, dopo essere dovuto fuggire dall’Egitto, mentre si aggirava nel deserto incontrò le figlie di Ietro ad un pozzo. Queste donne, una delle quali, Tzippora,  sarebbe in seguito diventata sua moglie, stavano cercando di attingere acqua da un pozzo per abbeverare il gregge, ma ne erano impedite da un gruppo di pastori che le molestavano. Dopo aver scacciato gli importuni, Mosè attinse acqua dal pozzo per le donne.  Ietro qui rappresenta la sapienza esoterica delle nazioni del mondo. Egli infatti possedeva sette nomi iniziatici, uno per ognuna delle principali religioni del mondo. Era inoltre esperto astrologo e mago. Le sue figlie rappresentano quindi le giovani discepole, e questo è il primo segno che l’episodio sta dicendo qualcosa proprio a proposito della nostra epoca, la prima nella storia nella quale così tante donne hanno accesso alla conoscenza esoterica e al discepolato, riservati nel passato soprattutto agli uomini. Ietro le aveva mandate a "prendere l’acqua con un secchio", e il verbo ebraico usato per descrivere questa operazione è: Dalà, che oltre a significare "secchio" è anche il nome ebraico del segno dell’Aquario, Dlì. Il pozzo è la sorgente di sapienza esoterica cui aspiriamo, il luogo dove sono contenute le istruzioni su come raggiungere veramente Dio, l’Oggetto dei nostri desideri più profondi. L’acqua è una forma di consapevolezza capace di scorrere e fluire dentro di noi, togliendoci la sete esistenziale della nostra insoddisfazione e incompletezza. L’acqua è anche il simbolo della pienezza emotiva, non solo di una forma di conoscenza intellettuale, ma di un’esperienza profonda, recepita anche dal sentimento.

L’Aquario, pur essendo un segno d’aria, rappresenta quindi il fluire della conoscenza superiore all'interno dell’umanità. Tale flusso la rende in grado di superare il presente grado di civiltà e di entrare senza ulteriori indugi nell’età della redenzione e della pace cosmica. Le figlie di Ietro sono tutte quelle persone in ricerca (il femminile in Cabalà rappresenta il desiderio di ricevere) che ai giorni nostri percorrono le vie delle varie grandi tradizioni spirituali. Tuttavia, l’attingere dal pozzo non è facile, in quanto il pozzo è guardato dai "guardiani della soglia", i cani ringhiosi che tengono lontano i non addetti ai lavori e che hanno il compito di mettere alla prova la nostra buona intenzione, per vedere se siamo degni di guadagnare la gioia immensa che l’acqua di vita contiene. Tuttavia, senza l’aiuto di Mosè le donne non sarebbero riuscite ad avere accesso alla fonte, poiché ne erano impedite da quella parte del maschile non ancora sviluppata, grezza e volgare. Non solo Mosè scacciò gli importuni ma, come la Bibbia afferma, "dalò dalà lanu" cioè "sollevò l’acqua due volte per le donne". La ripetizione del verbo rappresenta il compimento pieno del messaggio contenuto nel glifo astrologico del segno dell’Aquario, che rappresenta due onde che fluiscono in modo parallelo (ecco di nuovo la Cabalà). Le due onde dell'Aquario rappresentano dunque il carattere unificante che la consapevolezza aquariana deve possedere, onde poter far fluire insieme materiale e spirituale, femminile e maschile, oriente ed occidente, fede e ragione, e ogni altro tipo di opposti concepibile.

La Toràh, del resto, afferma di contenere tutte le chiavi necessarie alla riunificazione della sapienza iniziale, precedente alla confusione dei linguaggi avvenuta con la Torre di Babele, e senza il diffondersi dei parametri cabalistici, anche negli ambienti non ebrei, l'Età Messianica non potrà iniziare. Un analogo messaggio è offerto da un brano della Toràh presente nel libro del Levitico, ed è contenuto nelle parole di un esponente dell’esoterismo delle nazioni non ebree, il mago Bil’am, il più grande esperto di magia nera che sia mai esistito: chiamato da un re nemico affinché maledisse Israele, Bil'am è impedito dal farlo da Dio stesso, che invece di parole di maledizione mette in bocca a Bil'am alcune delle profezie più belle che esistono sul conto di Israele. In una di esse questo mago e esperto astrologo afferma: "le acque sgorgheranno dal suo secchio,... e il suo regno sarà innalzato".  Secchio = dli, come visto, è il nome del segno dell’Aquario, e i Saggi dicono che l'Aquario è proprio il segno di Israele. Israele è paragonato ad un secchio perché esso è lo strumento usato per attingere l’acqua, "e non c’è acqua se non la Toràh". Dunque, come vide perfino Bil'am, che era tutt’altro che amico di Israele, l’età dell’Aquario sarà quella in cui il regno d’Israele sarà innalzato al di sopra degli altri. Questa è una profezia messianica vera e propria, in quanto il prossimo re d’Israele potrà essere solo il Messia figlio di Davide in persona. Quanto detto non deve suonare trionfalistico, poiché senza ombra di dubbio tale affermazione non si riferisce ad un regno che replicherà i modelli esistenti, di ogni colore o tipo che siano. Il Regno delle visioni profetiche è quello dei Cieli, cioè l’avvento del regno di Dio in terra, un sistema di governo quindi fondato esclusivamente sulla pace, sul rispetto dell’integrità delle creature, sulla diffusione liberamente accettata della conoscenza mistica ed esoterica. La fratellanza e il benessere sociale saranno scontati per tutti, e ognuno potrà esprimere nel migliore modo possibile i suoi talenti, siano essi artistici, pratici, morali, spirituali, mistici o altro. Secondo la Cabalà un tale ordine di cose non deve tuttavia necessariamente essere preceduto da un altro bagno di sangue, come sostengono invece altri esoteristi. Possiamo già fluire in esso direttamente, senza ulteriori indugi, nella misura in cui sapremo davvero recepire il messaggio della Toràh ed adeguarci ad esso sia nel pensiero che nelle azioni.


Nadav Hadar Eliahu Crivelli,
Chokhmat Ha-Emet, La Sapienza della Verità, Milano 1980
http://cabala.org/libri/intro_cab1.htm

 

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