Questa rubrica contiene articoli e interventi miei o altrui a carattere culturale, artistico e spirituale, volti a definire dei possibili spunti di ricerca e di riflessione nei diversi campi del pensiero umano, come una sorta di pars costruens intorno ad argomenti di particolare interesse, in essa variamente rappresentati: i miei sono firmati tramite data e indirizzo web a fondo pagina, gli altri hanno l'indicazione dell'autore o del sito relativo subito dopo il titolo.

L'importanza della cultura e dell'arte nella ricerca spirituale del nostro tempo appare del resto centrale per la formazione di una coscienza individuale e collettiva, poiché ci fornisce un'immagine chiara di ciò che pensano, dicono o fanno gli esseri umani intorno a noi: dopodiché, fermarsi a tal punto e accontentarsi di ciò può essere inutile e fuorviante, poiché ci dà l'illusione che una comprensione mentale della realtà sia di per sé sufficiente a cambiarla - il che non è vero, come ben tutti sappiamo.

Ma senza un'analisi a monte e uno studio condotto anche sul piano intellettuale non è comunque possibile andare molto lontano, perché si rischia di rimanere inchiodati a banalità di ogni tipo, di cui il nostro tempo è un esempio: quindi è auspicabile unire fra loro la mente e il cuore, la fede e la scienza, l'intuizione e il pensiero per dedicarci umilmente alla ricerca interiore, senza pregiudizi né veti posti a sbarrarci la strada.

E' questo infatti lo scopo di questa rubrica: per essere pronti ad agire, quando il momento verrà.

L'unica cultura che riconosco è quella delle idee che diventano azioni. (Ezra Pound)

Roma, 13 Settembre 2013

www.pierluigigallo.org

Ghibellinismo

Categoria: Risonanze Domenica, 15 Novembre 2015 Scritto da Malinsky, De Poncins, De Francisci, Sesisto Stampa Email

UNO SGUARDO SULL'IDEALE IMPERIALE ATTRAVERSO I SECOLI *

Dal vecchio Catone a Cicerone, (…) da Virgilio a tutti gli scrittori, politici e poeti, filosofi e storici dell’età successiva, il motivo sostanziale dell’imperialismo romano si rivela in una quasi fatale predestinazione di Roma a dare ordine, pace, giustizia, equità, operosità e vita al mondo.

(…) Sostenuto da un’incrollabile fede nei destini dell’Urbe e da una dura volontà di sacrificio e di lavoro, l’imperium romano rappresenta nella storia dell’umanità, non solo antica ma di tutti i tempi, un dispiegamento disperato e insieme quasi mistico di energie, di sforzi, di fatiche, perché il mondo avesse pace, ordine, coscienza di vita civile: mirò, come disse Plinio, a rivelare humanitatem hominibus (l’umanità agli uomini).

Pietro De Francisci, Arcana Imperii, Roma 1948

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In Italia coesistevano due tradizioni e due eredità.

L’una, la più antica e la più vera, era quella romana, aristocratica: era l’Italia di un Dante, l’Italia ghibellina e feudale, quella dei principi che, italianissimi, a partire dai Savoia e dai Monferrato, non avevano esitato a prendere le armi per difendere i diritti dell’Imperatore e della nobiltà al momento dell’insurrezione dei Comuni.

La seconda tradizione era precisamente quella comunale e democratica, forte soprattutto nel nord dell’Italia, che con ciò stesso appariva quanto di più vulnerabile vi era nell’Impero asburgico. 

Il lato che, a buon diritto, si può chiamare sospetto nel Risorgimento italiano e che tradisce il gioco delle forze del sovvertimento mondiale, sta nel fatto che si pervenne ad associare l’idea dell’unità d’Italia esclusivamente alla seconda di queste tradizioni, epperò alle idee nuove diffuse da Napoleone e dalla Rivoluzione francese, divenute strumenti di lavoro delle logge massoniche e carbonare, mettendo in opera ogni mezzo per far dimenticare agli Italiani la prima tradizione, ossia tutto quel che di romano, di imperiale e di aristocratico essi potevano vantare.

         Malinsky, De Poncins, La guerra occulta, Milano 1939

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La "tradizione occidentale" risale alla tradizione primordiale, iperborea, da cui discende attraverso i canali del pitagorismo, del mondo greco, egiziano poi ellenistico, fino a Roma, l'ultima manifestazione, la più alta.

Vinta, ma non annientata dal cristianesimo, la tradizione occidentale pagana ha continuato a vivere come una potente corrente sotterranea, facendo da supporto a movimenti politico-spirituali come il ghibellinismo nel Medio Evo, una sorgente inesauribile a cui attinsero diverse organizzazioni iniziatiche: ermetisti, templari, Fedeli d'Amore, Rosa-Croce, massoni ecc. i cui diversi esponenti furono sistematicamente perseguitati dalla chiesa.

Tradizione, sia ben chiaro, presente in tutte le nazioni d'Europa ma che l'Italia, secondo il mito di Saturno, ha conservato e nel quale si è occultato il vero centro propulsore, Roma.

Con Dante la concezione monarchico-romana, divenuta poi la tradizione imperiale italica, riprende infatti visibilmente e integralmente coscienza di se stessa: questa grande idea unisce infatti tra loro Numa, Pitagora, Cesare, Virgilio, Augusto, Dante e gli altri grandi italiani venuti dopo.

(...) "E' la concezione iniziatica pitagorica e dantesca, che fa poggiare l'ordine sociale monarchico sull'analogia con la monade dell'universo: alla monade pitagorica corrispondono infatti, sul piano politico, l'unicità e l'unità della più alta autorità governativa, cioè la monarchia nel senso etimologico del termine, che si ritrova anche in Oriente con la concezione islamica del Califfato, con quella indù del Chakravartin e con l'idea imperiale presso cinesi e giapponesi.

Il miglior governo, infatti, è quello dei più sapienti, quindi il governo gerarchico nel senso etimologico del termine: questa è veramente la concezione politica iniziatica italiana, quella che Pitagora, Platone, Cesare, Augusto, Giuliano, Dante, Campanella e altri sostennero non soltanto in teoria, ma tentarono di applicare sul piano pratico con risultati diversi " (Arturo Reghini).

Roberto Sestito, La figura e l'opera di Arturo Reghini,
Associazione Culturale IGNIS, http://www.associazioneignis.it/

 

* Interessanti argomenti di studio quando si vogliano affrontare e studiare le tematiche massonico-tradizionali sulla Croce e l'Aquila, con tutti i molteplici risvolti esoterici in esse celati, la questione imperiale e l'idea ghibellina diventano invece un terreno rischioso e insidioso quando se ne vogliano applicare i principi sul piano politico e sociale al mondo contemporaneo: le evidenti commistioni col fascismo e con lo stesso nazionalsocialismo rendono infatti il ghibellinismo moderno del tutto anacronistico e fuori dal tempo, se interpretato e applicato alla lettera.

Come conciliare dunque i due piani, interiore ed esteriore, su cui si muove questa fondamentale tematica, soprattutto alla luce di quella realtà multiforme e contraddittoria che è ormai divenuta la globalizzazione planetaria postmoderna? 

Non ne ho la più pallida idea, se mi è consentito di dire: ma non per questo mi voglio impedire di immergere in questo archetipo animico e spirituale ancestrale, la cui importanza è centrale per comprendere l'intero mondo della tradizione e su cui è necessario riflettere, del tutto privi di pregiudizi di sorta, per trovare una via d'uscita possibile dalla palude epocale in cui ci troviamo. 

Se qualcuno ha trovato la chiave, per favore mi venga a cercare. (PGZ)