Questa rubrica contiene articoli e interventi miei o altrui a carattere culturale, artistico e spirituale, volti a definire dei possibili spunti di ricerca e di riflessione nei diversi campi del pensiero umano, come una sorta di pars costruens intorno ad argomenti di particolare interesse, in essa variamente rappresentati: i miei sono firmati tramite data e indirizzo web a fondo pagina, gli altri hanno l'indicazione dell'autore o del sito relativo subito dopo il titolo.

L'importanza della cultura e dell'arte nella ricerca spirituale del nostro tempo appare del resto centrale per la formazione di una coscienza individuale e collettiva, poiché ci fornisce un'immagine chiara di ciò che pensano, dicono o fanno gli esseri umani intorno a noi: dopodiché, fermarsi a tal punto e accontentarsi di ciò può essere inutile e fuorviante, poiché ci dà l'illusione che una comprensione mentale della realtà sia di per sé sufficiente a cambiarla - il che non è vero, come ben tutti sappiamo.

Ma senza un'analisi a monte e uno studio condotto anche sul piano intellettuale non è comunque possibile andare molto lontano, perché si rischia di rimanere inchiodati a banalità di ogni tipo, di cui il nostro tempo è un esempio: quindi è auspicabile unire fra loro la mente e il cuore, la fede e la scienza, l'intuizione e il pensiero per dedicarci umilmente alla ricerca interiore, senza pregiudizi né veti posti a sbarrarci la strada.

E' questo infatti lo scopo di questa rubrica: per essere pronti ad agire, quando il momento verrà.

L'unica cultura che riconosco è quella delle idee che diventano azioni. (Ezra Pound)

Roma, 13 Settembre 2013

www.pierluigigallo.org

In principio

Categoria: Risonanze Venerdì, 27 Novembre 2015 Scritto da Pierluigi Gallo Ziffer Stampa Email
PROVIAMO UN PO' A CAPIRCI QUALCOSA DI QUESTO STRANO UNIVERSO CHE CI CIRCONDA


Tutte le cosmogonie delle grandi religioni parlano di un Dio creatore che dà vita all'universo, secondo un progetto ben definito e preciso: le cose, tuttavia, potrebbero essere un po' più complesse.

Senza infatti negare la possibilità di un Polo Esterno trascendente (sulla cui reale natura sto indagando ormai da molto tempo, senza riuscire a trovare in realtà il bandolo della matassa), esiste secondo me nella sfera del manifesto una sorta di Energia Spirituale immanente (che gli idealisti chiamano "spirito") che tende, hegelianamente parlando, a diventare autocosciente, "producendo coscienza" attraverso un percorso continuo di materializzazione dialettica e di passaggio incessante attraverso forme di vita diverse, che consentono l'evoluzione della materia, del creato, degli individui e di Dio stesso.

Questa Energia Spirituale immanente (chiamiamola provvisoriamente così) attraversa e percorre l'intera evoluzione cosmica, autocreandosi e autogenerandosi continuamente, e si manifesta e si concretizza nell'uomo, attraverso il quale – e in ciò che verrà dopo di lui – giunge a "prendere coscienza di sé", producendo e realizzando possibilità di manifestazione infinite.

Tutte le forme di esistenza, sia a livello fisico che psichico, derivano dunque dialetticamente dal cammino evolutivo dello spirito che diventa materia e della materia che produce coscienza: la morte, in quanto dissoluzione di forme provvisorie inserite in questo processo di trasformazione continua, è quindi solo un passaggio da una dimensione di esistenza a un'altra, consentendo la manifestazione sul piano fisico di livelli di coscienza via via più evoluti, che derivano le proprie qualità e caratteristiche dai livelli di esistenza precedenti, i quali forniscono la base e il "materiale da costruzione" per la manifestazione e la comparsa delle forme successive, sia a livello fisico che psichico.

E' questa la legge dell'evoluzione o più precisamente la legge del karma, che rappresenta per l'appunto il "materiale da costruzione" della creazione stessa, nella quale non esiste una creatio ex nihilo (lo stesso Big Bang iniziale, infatti, ci appare come una polarizzazione dialettica di una possibile "perfezione del Nulla" ad esso antecedente) e tutto deriva da una serie di esperienze e stadi di esistenza progressivi: come quindi la coscienza e la materia si autoproducono nel corso del cammino evolutivo, così anche il Divino, in quanto perfezione e possibilità di perfezione, continuamente "produce se stesso" trasformandosi da potenza in atto e attualizzandosi nella creazione come processo infinito di autocoscienza universale.

Dio dunque non è una persona, non è un'ente, non è uno stato ma è un processo: come "la mappa non è il territorio", così Dio non è uno stato ma un processo continuo di autoespressione e autorealizzazione, tendente verso l'autocoscienza.

Egli infatti è il processo di perfezionamento infinito della materia che si autoproduce, e in questo modo produce coscienza, e producendo coscienza "entropicamente" si autoconsuma e si autovanifica, rendendo inutili e vane le forme precedenti – se non come "materiali da costruzione" per le forme successive -  e vanificando così, con il tempo, l'intero creato e la stessa coscienza, la cui validità non è fine a se stessa ma unicamente finalizzata alla creazione di stadi di esistenza successivi. 

E una volta giunti alla "perfezione del Tutto" (intendendo con ciò la manifestazione, l'espressione e la realizzazione di tutte le possibilità di questa Energia Spirituale in azione, srotolate attraverso quel percorso di materializzazione dialettica dello spirito che diventa materia e della materia che produce coscienza che chiamiamo evoluzione, o più precisamente karma) l'intera creazione ritorna nel Nulla, che la riassorbe e la dissolve non come "fine ultimo della storia" ma come antitesi dialettica della perfezione raggiunta, che come tale si ribalta nel suo opposto dando vita alla qualità contraria.

Per questo il dio Shiva, artefice della Dissoluzione Universale, quando suona la sacra conchiglia incendia i pianeti, le stelle e le intere galassie, incenerendo ogni cosa e azzerando l'eone: perché la creazione è compiuta, e una volta compiuta dissolve se stessa e Dio stesso con lei.


Roma, 27 Novembre 2015
www.pierluigigallo.org


Addendum

 Quanto sono belle queste dotte parole, davvero un'esposizione sapiente di verità profondissime...

Ma quando mi raccolgo in silenzio e mi metto a pregare (si può ancora usare questa parola, o è divenuta blasfema?), quando le difficoltà della vita o l'aspirazione interiore mi spingono a rivolgermi a Dio (posso ancora scrivere queste tre piccole lettere, o è politicamente scorretto?), quando ripenso alla bhakti che ho conosciuto giù in India, io mi domando in cuor mio: è veramente così necessario rinnegare la fede per apparire moderni?

Non sto ritrattando ciò che ho scritto finora - anche perché ci credo davvero, ovviamente - ma lo sto solo integrando: nella speranza che un giorno, chissà, riesca poi finalmente a trovare la quadra e a conciliare fra loro trascendenza e immanenza, fede e scienza, sentimento e ragione.

I miei studenti lo aspettano, e sarà certo un bel giorno... forse nemmeno così tanto lontano. (PGZ)