Questa rubrica contiene articoli e interventi miei o altrui a carattere culturale, artistico e spirituale, volti a definire dei possibili spunti di ricerca e di riflessione nei diversi campi del pensiero umano, come una sorta di pars costruens intorno ad argomenti di particolare interesse, in essa variamente rappresentati: i miei sono firmati tramite data e indirizzo web a fondo pagina, gli altri hanno l'indicazione dell'autore o del sito relativo subito dopo il titolo.

L'importanza della cultura e dell'arte nella ricerca spirituale del nostro tempo appare del resto centrale per la formazione di una coscienza individuale e collettiva, poiché ci fornisce un'immagine chiara di ciò che pensano, dicono o fanno gli esseri umani intorno a noi: dopodiché, fermarsi a tal punto e accontentarsi di ciò può essere inutile e fuorviante, poiché ci dà l'illusione che una comprensione mentale della realtà sia di per sé sufficiente a cambiarla - il che non è vero, come ben tutti sappiamo.

Ma senza un'analisi a monte e uno studio condotto anche sul piano intellettuale non è comunque possibile andare molto lontano, perché si rischia di rimanere inchiodati a banalità di ogni tipo, di cui il nostro tempo è un esempio: quindi è auspicabile unire fra loro la mente e il cuore, la fede e la scienza, l'intuizione e il pensiero per dedicarci umilmente alla ricerca interiore, senza pregiudizi né veti posti a sbarrarci la strada.

E' questo infatti lo scopo di questa rubrica: per essere pronti ad agire, quando il momento verrà.

L'unica cultura che riconosco è quella delle idee che diventano azioni. (Ezra Pound)

Roma, 13 Settembre 2013

www.pierluigigallo.org

Il popolo degli uomini

Categoria: Risonanze Venerdì, 23 Settembre 2016 Scritto da Mitakuye Oyasin Stampa Email

L’annientamento della razza indiana è tragico e conferisce al destino di tale razza un aspetto di grandezza e di martirio. Questo dramma immenso può essere definito come la lotta non solo di una civiltà mercantile e materialista contro un’altra cavalleresca e spiritualista, ma anche tra la civiltà urbana – nel senso strettamente umano e peggiorativo del termine, con tutte le sue implicazioni d’artificio e di servilità – e il regno della natura, considerata come la veste maestosa, pura, illimitata dello Spirito divino.

E da tale idea della vittoria finale della natura – finale dato che è primordiale – gli Indiani traggono la loro inesauribile pazienza di fronte alle sventure della loro razza; la natura, di cui si sentono essere l’incarnazione e che in pari tempo è il loro santuario, finirà per conquistare questo mondo artificiale e sacrilego, giacché essa è la Veste, il Soffio, la Mano stessa del Grande Spirito. (Frithjof Schuon – Il Sole Piumato)

 


Prima dell'arrivo dell'uomo bianco, l'America del Nord era in una situazione ecologica equilibrata. In pochi secoli le immense foreste all'est del Mississippi sono state distrutte, vallate e colline dissodate. La savana erbosa che si stendeva fino ai piedi delle Montagne Rocciose ha fatto posto a campi di mais e di grano. Certi mammiferi e certi uccelli sono progressivamente scomparsi. Infine, l'uomo bianco ha tentato di sterminare "l'uomo rosso", che rappresentava un ostacolo a tutte queste distruzioni.

L'indiano fu dunque il testimone dell'edificazione d'una società dominata da uno Stato potente. Questo Stato, a detta dei bianchi, serviva a organizzare e proteggere i membri della società. Ma l'indiano ha constatato che in realtà era solo fonte di autorità e oppressione.

La società indiana, pur mancando di uno Stato, funzionava altrettanto bene di quella bianca. Uno dei valori principali della società dei bianchi era il lavoro, per ricercare o costruire tutte quelle "cose" rare e indispensabili alla vita dell'uomo bianco. L'indiano d’America, desiderando poche cose, lavorava solo in funzione di esse. La sua società non era basata, come pensava la maggioranza dei bianchi, su un'economia di sussistenza, ossessionata dalla scarsezza.

Prima dell'uomo bianco la selvaggina era abbondante, l'indiano ne uccideva abbastanza per soddisfare i suoi bisogni alimentari e di vestiario. Quando la terra veniva sfruttata dalle donne indiane, bastava spostarsi per trovare un altro suolo fertile. Nella società bianca alcuni erano ricchi altri poveri, il negro ridotto in schiavitù e l'uomo rosso non esisteva. Presso gli indiani nessuno lavorava a servizio di qualcun altro; quando un bianco sposava una squaw poteva partecipare al Consiglio della tribù e vivere con essa come ogni altro indiano. Mentre i bianchi deridevano i suoi costumi e la sua religione, l'indiano accoglieva missionari e ne rispettava il credo. Mentre nessun indiano scappava dalla tribù per rifugiarsi dal bianco, questi andava spesso a convivere con lui. I bianchi erano comandati da un solo uomo che tutti temevano. L'indiano d’America invece seguiva il suo capo perché era un eccellente cacciatore e un uomo generoso, ma in caso di gravi problemi si riuniva il Consiglio della tribù e tutti potevano intervenire. Mai l'indiano s'imponeva agli altri con la forza o la violenza.

L'indiano d’America assisteva alla crescita di una società e non aveva nessuna voglia di unirvisi, mentre i bianchi volevano forzarlo ad adottare il loro costume di vita, a diventare sedentario e a lavorare. Gli europei si sono comportati in Africa e in Asia esattamente come in America; hanno provocato il crollo e la scomparsa di numerose civiltà che ognuna a suo modo possedeva un equilibrio da essi disprezzato, convinti come erano della superiorità della loro civilizzazione. Già da molti secoli l'occidente tende a distruggere nel mondo le radici stesse del pluralismo.

Per gli occidentali ogni società è tenuta a muoversi a tappe, per raggiungere la via del progresso e della civilizzazione di cui l'Europa e poi gli Stati Uniti incarnano il modello migliore. Vale a dire una società basata sul consumo, che porta allo sperpero più sfrenato delle risorse naturali. Una società dominata dall'autoritarismo e dalla repressione, ossessionata dall'ipervalorizzazione del lavoro e del progresso.

Ma l'indiano non è più il Vanishing American, l'americano che va scomparendo; egli si manifesta, ritorna. L'indiano d’America sa che potrà sopravvivere in tale società solo se manterrà la sua cultura. L'indiano d’America lotta per acquisire l'autonomia culturale e conservare la sua struttura tribale. La tribù è in effetti non solo un insieme socio-economico, ma anche un sistema di relazioni e un universo religioso indispensabile alla fioritura della nuova cultura indiana. Resta da sapere se la tribù è in grado di funzionare in seno a una società di tipo industriale.

Infine, e le recenti manifestazioni lo provano, gli indiani d’America sperano di formare un'unità politica che permetta loro di agire nella società bianca per ottenere, dopo molti secoli di etnocidio, il diritto di formare dei popoli, affinché queste civiltà non corrano più il rischio di scomparire.

Mitakuye Oyasin, Indian Village
http://www.indianvillage.it/blog/storia-degli-indiani-damerica