Terry Riley, A Rainbow In A Curved Air

(Audio)

 

E' possibile comprendere appieno il minimalismo, senza ascoltare in profondità Terry Riley? E come unire fra loro elettronica e modalità, circolarità e serialismo, danza sacra e "discesa a zero", musica e meditazione, colore e suono, movimento e quiete, senza che il pensiero vada subito a lui, il poeta della ripetizione musicale, il guru della "nuova musica" americana degli anni '70?

Con la sua magnetica ripetitività a ciclo continuo, le sue tastiere non temperate, ora gravi ora acute ma sempre intensamente colorate e ritmicamente intrecciate, con la sua conoscenza diretta di dimensioni psichiche profonde, desunte dall'incontro con la metafisica hindu , il suo linguaggio modale ricco di variazioni microtonali e il suo uso intelligente dei fiati e dell'elettronica, che nulla concede a banalità psichedeliche o a scorciatoie chimiche di sorta, Terry Riley è stato il primo e forse unico profeta, perlomeno a livello di massa, di una ricerca consapevole sugli stati di coscienza, compiuta senza alcun ricorso - diretto o indiretto – a protesi artificiali per la psiche, e senza rincorrere l'inconscio in una sorta di cupio dissolvi regressiva (come è invece accaduto a molti musicisti e gruppi della sua generazione).

Due sono infatti i modi di contattare l'ignoto, se così si può dire: precipitando nelle tenebre o danzando nella luce. Quello scelto da Riley è il secondo, in cui la discesa nel profondo non avviene a scapito dell'equilibrio psichico dell'individuo ma attraverso di esso, e in cui la ricerca del centro è il presupposto essenziale per compiere l'esperienza trascendente: dimensioni estatiche profonde dunque le sue, ma raggiunte sempre senza evocare il caos, bensì ricercando un punto di equilibrio interiore per osservarsi e contemplarsi da lì attraverso un centro di coscienza più alto.

All'esplosione centrifuga della psichedelia artificiale il minimalismo di Terry Riley sostituisce la discesa consapevole nelle profondità della psiche, alla trance primitivistica dei rituali collettivi in stile Woodstock la padronanza delle tecniche di meditazione orientale, alla perdita della coscienza delle sperimentazioni coeve la capacità di dirigere l'attenzione verso un centro interiore, immutabile e permanente, grazie al quale superare le limitazioni della personalità apparente.

E tutto ciò assume anche, grazie a questo implicito distacco interiore dalla realtà fenomenica, un aspetto delicato e mistico, intrinsecamente poetico e dolce, che non travolge mai l'ascoltatore ma lo coinvolge pian piano, progressivamente, conducendolo attraverso un movimento circolare verso il centro di se stesso: una poetica vagamente romantica, quindi, che racconta la storia di una ricerca interiore compiuta attraverso gli stili e i linguaggi del Novecento inoltrato, unendo fra loro Oriente e Occidente alla scoperta di un nuovo modello di estetica, in cui "significato" e "significante" si fondono insieme in una sorta di nuovo "linguaggio dell'anima", al contempo moderno e antichissimo.

Si tratta forse di un esperimento riuscito? E' troppo presto per dirlo: lasciamo dunque ogni giudizio in sospeso e immergiamoci insieme nell'ascolto profondo di questo magico artista, alla ricerca di quel "centro di gravità permanente", agognato e rincorso di generazione in generazione, raggiunto il quale potremo finalmente osservare il mondo con occhi diversi.

 

Dio è una sfera infinita, il cui centro è ovunque e la cui circonferenza è in nessun luogo.
(Nicola Cusano)

Roma, Marzo 2012

Terry Riley, A Rainbow In Curved Air (1969)